I ritardanti di fiamma sono sostanze chimiche utilizzate nei prodotti di consumo ed industriali per aiutare a prevenire gli incendi o ritardare la loro diffusione.
Oggi vengono sempre più utilizzati, a causa dell’aumentata produzione di materiali sintetici (e quindi facilmente infiammabili), ma anche come diretta conseguenza di una maggior consapevolezza nei confronti di possibili rischi legati ad un’eventuale propagazione del fuoco.
I ritardanti di fiamma possono essere aggiunti post produzione dei materiali (come “additivi”) o incorporati chimicamente in essi.
Se da una parte la tossicità di alcuni ritardanti di fiamma ha portato i consumatori a scegliere i prodotti da acquistare con maggior consapevolezza, dall’altra i diversi enti governativi si sono attivati nel prendere le opportune precauzioni e nel controllare la loro immissione in commercio.
I regolamenti per il rispetto della sicurezza antincendio hanno infatti promosso il loro utilizzo, purché si tratti di sostanze controllate e non pericolose per la salute e l’ambiente.
Se consideriamo l’applicazione dei ritardanti di fiamma in tutto il mondo, possiamo dire che quasi l’85% di essi sono utilizzati nella plastica, mentre il resto si distribuisce tra i settori tessile e della gomma.
Cosa è cambiato negli ultimi anni?
Il COVID -19 ha avuto un impatto negativo sul mercato dei ritardanti di fiamma, poiché ha causato un netto rallentamento della produttività nel settore automobilistico, aereospaziale e dell’edilizia, dove queste sostanze vengono sempre più spesso utilizzate per prevenire la propagazione degli incendi.
Un rapporto del National Centre of Informazion (NCI) riporta che nel giro di un anno (ovvero a marzo 2020, rispetto ai dati di marzo 2019) l’industria automobilistica ha subito un calo delle vendite pari al 30%, a causa di blocchi e chiusure imposti dall’emergenza sanitaria.
Infatti, molte aziende automobilistiche si sono ritrovate a dover interrompere le attività per evitare il rischio di infezioni e rispettare le restrizioni imposte dai governi.
Questo ha causato una riduzione delle vendite di ritardanti di fiamma che rientrano nella catena produttiva del settore automobilistico, dove è richiesta la loro applicazione soprattutto nelle aree più a rischio (coperture di valvole, prese d’aria, collettori, sotto al cofano, ecc.)
Dall’altra parte, le restrizioni dei viaggi internazionali hanno portato ad un calo delle vendite di ritardanti di fiamma anche nel settore aereospaziale. Secondo un rapporto pubblicato da Airlines for America, nel 2020 il volume di passeggeri delle compagnie aeree commerciali era ridotto del 68% rispetto a settembre 2019. Le conseguenze sono state pesanti per l’intera economia della catena di approvvigionamento nel settore dei viaggi aerei.
Fattori – questi – determinanti per un mercato in crescita come quello dei ritardanti di fiamma, che ha subito però un rallentamento drastico durate la Pandemia.
Cosa accadrà nel prossimo futuro?
Si è osservato che, con l’aumento della domanda di dispositivi elettrici ed elettronici, è cresciuta nel frattempo anche la richiesta dei ritardanti di fiamma nella produzione di involucri di plastica ed isolanti, proprio per prevenire cortocircuiti o incendi legati al surriscaldamento dei componenti.
Comunque anche il settore edile ha subito uno sviluppo positivo, legato alla crescita della popolazione e alla urbanizzazione. Di conseguenza è aumentata anche la richiesta dei ritardanti di fiamma utilizzati nelle costruzioni, che hanno lo scopo di proteggere le persone e aumentare il tempo necessario alla fuga.
Allied Market Research ha redatto un report molto interessante su come si evolverà il mercato dei ritardanti di fiamma, riportando le analisi delle opportunità globali e le previsioni del settore tra il 2019 e il 2030.
L’analisi è stata condotta sulla base dei diversi tipi di ritardanti di fiamma, delle possibili applicazioni (resine, PVC, gomma, ecc.) e dell’industria di utilizzo finale (edilizia, automotive, trasporti ed elettronica).
Secondo questo report, la dimensione del mercato globale dei ritardanti di fiamma era di 7, 4 miliardi di dollari nel 2020 e si stima che raggiungerà i 14,0 miliardi di dollari entro il 2030.
Si pensi solo che l’elettronica ha dominato il mercato nel 2020, con una crescente domanda di computer, smartphone e tablet e altri dispositivi elettronici, e si prevede che crescerà ancora con un CAGR (tasso annuo di crescita composto) del 7,0%.
Questo determinerà, di conseguenza, anche una crescita nella produzione dei ritardanti di fiamma, sempre più richiesti all’interno dei dispositivi.
Per quanto riguarda gli altri settori, tra le realtà mondiali che potrebbero determinare un maggior aumento di richiesta dei ritardanti di fiamma troviamo l’area Asia-Pacifico, dove si sta verificando la crescita della domanda nel settore dell’edilizia, automobilistico, elettrico ed elettronico.
Anche l’India e la Cina hanno il loro peso, in quanto sono tra i principali produttori tessili nel mondo e, oggigiorno, l’industria tessile ha sempre più bisogno di nuovi ritardanti di fiamma da applicare ai propri prodotti per inibire o sopprimere il processo di combustione nei tessuti.
Stai adeguando la tua produzione alle nuove richieste?
Come abbiamo visto, sempre più materiali conterranno al loro interno dei ritardanti di fiamma, in risposta alla domanda crescente di molti settori.
È importante però non solo inserire un ritardante di fiamma nelle formulazioni o nei rivestimenti dei propri prodotti, ma è fondamentale scegliere quello più adatto al campo di applicazione e al risultato che si vuole ottenere.
Infatti, non tutti i ritardanti di fiamma sono uguali: alcune sostanze potrebbero essere tossiche e volatili e quindi andrebbero evitate in certi prodotti. Altre, per risultare il meno dannose possibili, possiedono un’efficacia ridotta, perdendo in parte la loro funzione d’uso.
Perciò, anche per le imprese, trovare il ritardante di fiamma giusto non è tanto semplice.
Eppure la soluzione ottimale esiste: è ALFRIMAL®, una linea completa di ritardanti di fiamma a base di idrossido di alluminio.
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Oswald Zimmerhofer
Direttore generale