Sono molte le normative che regolano l’utilizzo e l’acquisizione dei ritardanti di fiamma. Ad esempio, un documento Inail del 2019 presenta una procedura sperimentale per la determinazione di ritardanti di fiamma alogenati presenti in ambienti di lavoro, molto valido per la valutazione del rischio.
Innanzitutto, è bene sapere che i “ritardanti di fiamma alogenati” (HFR) sono composti “impiegati in comuni oggetti e/o materiali facilmente infiammabili per ridurre, in caso di incendio, lo sviluppo di fumo e contenere la propagazione della fiamma”.
Molti di questi composti sono associati a effetti avversi sulla salute, tra cui l’alterazione endocrina, il cancro, l’immunotossicità, la tossicità riproduttiva e gli effetti avversi sullo sviluppo della funzione neurologica fetale e infantile.
Dunque, sia a causa della tossicità scoperta, sia per la persistenza nell’ambiente, alcuni ritardanti di fiamma HFR sono stati banditi e sostituiti con nuovi composti di struttura simile.
Tuttavia, non c’è certezza che le nuove sostanze utilizzate non siano effettivamente tossiche. Per fornire informazioni sui rischi dei ritardanti di fiamma sulla salute, attualmente si utilizza un metodo analitico per testare ritardanti di fiamma di vecchia e nuova generazione.
Un documento, prodotto dal Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail, dal titolo “Procedura sperimentale per la determinazione di ritardanti di fiamma alogenati presenti in ambienti di lavoro”, offre linee guida indispensabili per evitare i rischi di tossicità degli HFR
Sostanze pericolose: la Convenzione di Stoccolma
Nella presentazione del documento Inail si fa riferimento specifico alla Convenzione di Stoccolma, che mira ad eliminare o a ridurre l’uso di sostanze potenzialmente tossiche.
La presentazione del documento Inail, infatti, segnala che nonostante l’Italia sia tra i 91 Stati che il 23 maggio 2001 hanno firmato la convenzione, è uno dei pochissimi paesi al mondo, insieme a Stati Uniti d’America, Haiti, Israele, Malesia a non averla ratificata.
Per questo l’Italia non è tenuta, a differenza dei paesi aderenti alla convenzione, a ridurre o eliminare i rilasci non intenzionali di tali sostanze. Tra queste, i ritardanti di fiamma alogenati (HFR) sono impiegati in comuni oggetti o materiali facilmente infiammabili.
Alcuni ritardanti di fiamma sono stati sostituiti con nuovi composti di struttura simile i quali, quindi, si suppone abbiano analoga tossicità.
Tali inquinanti persistenti sono presenti anche nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE). Ne consegue che negli impianti di riciclaggio e smaltimento di tali rifiuti (RAEE), dove vengono conferiti apparecchi sia di vecchia che di nuova generazione, e dove i processi prevedono, dopo alcuni interventi preliminari, l’operazione di triturazione, la presenza degli HFR nell’ambiente circostante per rilascio involontario rappresenta un rischio per i lavoratori.
Appare piuttosto evidente che ancora oggi i ritardanti di fiamma organici alogenati rappresentano il 25% in volume della produzione mondiale. Il cloro e il bromo sono gli alogeni principalmente usati.
Tuttavia, già negli anni ’70, divenuti noti gli effetti negativi sull’uomo e sull’ambiente, il loro uso fu prima ridotto, poi la loro produzione fu bandita. Tuttavia, sebbene i PCB non siano usati già da alcuni decenni, la loro persistenza rende la concentrazione ambientale ancora molto alta.
Anche i nuovi BFR (NBFR), un’alternativa più sicura ai composti proibiti, conservano un comportamento non è ancora pienamente noto né per tossicità né per azione a lungo termine.
I rischi per i lavoratori
È noto, dunque, che i ritardanti di fiamma HFR sia di nuova che di vecchia generazione vengono rilasciati nell’ambiente in fase di produzione, di utilizzo, nonché durante lo smaltimento degli oggetti in cui sono presenti.
Quindi, oltre agli addetti alla produzione delle miscele, anche i lavoratori di numerosi settori produttivi vengono a contatto con sostanze tossiche invisibili: lavoratori nel settore delle materie plastiche, delle pelli ignifughe per arredamento, degli interni auto, dei tessili (lana, cotone, poliesteri), dei trattamenti superficiali del legno, dell’edilizia dove si utilizzano schiume poliuretaniche a spruzzo per l’isolamento interno ed esterno, di seminterrati, soffitti e pavimenti possono essere esposti a rischi causati dalla presenza di ritardanti di fiamma.
Insomma, i soggetti sono numerosi e, a maggior ragione, è opportuno prestare particolare attenzione ai siti di smaltimento di dispositivi elettrici ed elettronici, dove può esserci anche il rilascio dei composti ormai banditi per legge
Sicurezza Sostenibile: è possibile?
Parlando in modo più specifico di sicurezza e sostenibilità non si può tralasciare l’importanza che hanno le politiche aziendali in fatto di strumenti per la sicurezza e in particolare il loro impatto ambientale.
Anche gli strumenti per la sicurezza infatti si stanno riconvertendo in modo da essere più sostenibili, con un minor impatto ambientale e mantenendo o ampliando il loro rendimento.
Ma è ovviamente soprattutto nel settore degli antincendio che l’impatto ambientale diventa determinate, in quanto il prodotto antincendio di per sé immette nell’ambiente delle sostanze chimiche potenzialmente dannose sia per l’ambiente che per la salute dei lavoratori.
La polvere estinguente polivalente è per esempio un materiale molto efficace nello spegnere gli incendi, è economica ed è utilizzabile in diverse situazioni, potendo spegnere incendi di classi A-B-C e di apparecchiature elettriche in tensione, ma tuttavia, essendo costituita da solfato d’ammonio e di potassio e da fosfato di ammonio è anche poco sostenibile in fatto di impatto ambientale.
Il Gruppo Alpha ha sviluppato un ritardante di fiamma sostenibile e atossico, basato su un minerale industriale come l’idrossido di alluminio, Alfrimal.
Alfrimal è una linea di ritardanti di fiamma adatta ad una vasta gamma di prodotti.
Come funziona?
- La reazione di Alfrimal è endotermica e funziona raffreddando la fonte del fuoco;
- L’acqua generata dal prodotto ostacola l’ossigeno nell’aria;
- L’ossido di alluminio rimane come uno strato protettivo inerte sulla superficie del materiale solido.
Se vuoi iniziare a considerare un sistema antincendio che possa fare la differenza in termini di sostenibilità e impatto ambientale contattaci: ti daremo tutte le specifiche di cui hai bisogno.
Oswald Zimmerhofer
Direttore generale