La classificazione e/o prestazione di reazioni a fuoco riguarda molteplici ambiti dell’industria manifatturiera, dalla chimico-farmaceutica alla automotive, dalla navale/aeronautica all’elettronica, dalla tessile alla gomma-plastica.
Il Codice di prevenzione degli incendi, emanato dal Ministero dell’interno il 3/08/2015, ha operato una profonda trasformazione nell’ambito, introducendo sia una classificazione del tipo di fuoco, che una classificazione del rischio.
Secondo il modello, esistono ambiti a rischio elevato, nel caso delle aziende di gomma-plastica e chimico/farmaceutica, ma anche settori che a un occhio inesperto sembrano meno preoccupanti (come nel caso delle componenti elettroniche per gli elettrodomestici), la probabilità di un incendio non è da escludere.
Esistono, ovviamente, misure preventive, in primis la conoscenza dei materiali utilizzati. Va tenuta ben presente, però, anche la classificazione degli incendi e dei tipi di fuoco, per riuscire ad anticipare ed evitare il rischio.
Il CEN (Comitato Europeo di Normazione) ha sancito, infatti, una classificazione delle varie classi di fuoco a seconda del tipo di combustibile. Per ognuno di essi esiste una modalità specifica sia per prevenirli che per estinguerli.
Le classi di Fuoco
Le classi riconosciute a livello europeo sono cinque (A, B, C, D, F) più una (E), non prevista dalla classificazione CEN, ma prevista a livello internazionale, in base al tipo di materiale combustibile:
- A: fuochi da solidi;
- B: fuochi da liquidi;
- C: fuochi da gas;
- D: fuochi da metalli;
- F: fuochi da oli e grassi;
- ex classe E (fuochi da impianti elettrici).
Non è una categorizzazione scientifica, bensì una distinzione pratica: ha lo scopo di fornire una guida per riconoscere immediatamente il tipo d’incendio e osservare le prescrizioni legislative in materia di prevenzione degli incendi.
Classe A
Appartengono alla Classe A tutti i materiali combustibili solidi, in genere di origine organica, che producono fuochi o braci: legno, carta, tessuto, carbone, pelle, gomma, plastica e analoghe sostanze infiammabili.
La combustione, in questo caso, può presentarsi sia con fiamme libere mobili, sia senza fiamma, cioè solamente con tizzoni o braci incandescenti. Inoltre, ci sono diversi parametri che possono influire sulla combustione:
- forma e dimensione;
- porosità;
- composizione chimica;
- umidità relativa;
- ventilazione dell’ambiente.
Classe B
In questa classe rientrano gli incendi provocati da liquidi ad alta infiammabilità (benzina, idrocarburi, alcol, solventi, grassi e oli minerali).
Il materiale liquido combustibile ha un suo volume, ma non una sua forma (così come avviene per qualsiasi altro liquido): di conseguenza, la sua espansione va contenuta. Per contenerlo, usare l’acqua può essere controproducente: è meglio agire per soffocamento.
Classe C
I fuochi da gas si possono sviluppare in presenza di una fuga di butano, propano, metano, G.P.L., idrogeno, acetilene. Per natura il gas non possiede forma, volume o superficie; per questo motivo, i gas infiammabili nell’aria sono molto pericolosi: hanno un’alta probabilità di propagazione delle fiamme ed è elevato il rischio che causino un’esplosione.
Dunque, quando si agisce su questo tipo di incendio, occorre soprattutto tentare di bloccare la fuoriuscita di gas ostruendone il flusso.
Classe D
Nella classe D rientrano tutti i metalli che possono bruciare, cioè metalli alcalini leggeri come alluminio, potassio, magnesio, sodio, manganese, litio; anche tutte le reazioni di agenti chimici come perossidi e clorati rientra in questa classe.
Questi incendi si sviluppano in genere in un’azienda metalmeccanica, in cantieri, depositi, aree di costruzione o in luoghi e locali dalle caratteristiche simili. Tutti i fuochi, sviluppati dai metalli non possono essere estinti con la maggior parte degli estintori: i mezzi di controllo e spegnimento più comuni, acqua inclusa, generano reazioni violente con questo genere di incendi, e possono condurre al rilascio di fumo e vapori tossici.
Ex classe E
Un tempo, la norma UNI EN 2 includeva i fuochi da “impianti e attrezzature elettriche sotto tensione” sotto la classe E; l’aggiornamento del 2005 ha modificato la classificazione, spostandoli nelle classi A o B, (perché “essere sotto tensione” non è stato ritenuto sufficiente a mantenerli in una categoria a parte).
Classe F
Questa classe comprende i fuochi sviluppatisi da oli e grassi combustibili, vegetali o animali, utilizzati tendenzialmente in laboratori di cucina o in un esercizio dove si svolgono attività di ristorazione (es. mense di scuole o fabbriche). Questi oli vanno distinti dagli oli minerali della classe B in ragione della loro diversa formula chimica.
Le possibili cause di un incendio
Le principali cause di un incendio possono essere varie e spesso non sono sufficientemente conosciute o vengono date per scontate.
Gli incendi possono avere:
- Origine elettrica: surriscaldamento dei cavi, azioni di manutenzione non eseguiti a norma, corti circuiti, scariche elettrostatiche, sbagliato utilizzo di presa-spina, cavi obsoleti;
- Origine umana (negligenza dei lavoratori): manipolazione non corretta di materiali combustibili, inosservanza delle regole antincendio, bollitori, scaldini, fornelli, non utilizzati nelle condizioni ottimali, mancata rimozione di materiali combustibili obsoleti, manipolazione non consentita o non corretta di materiale infiammabile;
- Origine tecnica (dovuta a mal funzionamento di macchine e impianti): surriscaldamento non previsto di macchine e impianti, mancato funzionamento di termostati, ostruzione di impianti di ventilazione necessari;
- Azioni dolose.
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Oswald Zimmerhofer
Direttore generale